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Le mosse della finanziaria regionale Friulia rischiano di compromettere l’intero comparto italiano del vetro per edilizia e non solo il Gruppo Sangalli
Le mosse della finanziaria regionale Friulia rischiano di compromettere l’intero comparto italiano del vetro per edilizia e non solo il Gruppo Sangalli

Sangalli: le manovre di Friulia mettono in pericolo Manfredonia

Si sarebbe dovuto tenere mercoledì 4 febbraio il nuovo tavolo presso il Ministero dello Sviluppo Economico sulla vertenza Sangalli Vetro ma, per impossibilità della proprietà societaria a partecipare, l’incontro è stato rinviato. Tuttavia, a gettare scompiglio sul futuro degli stabilimenti di Manfredonia (Foggia) e Porto Nogaro (Udine) è, ora, l’ingresso della finanziaria regionale Friulia S.p.A. e della stessa Regione Friuli Venezia Giulia nella compagine Sangalli. Ma, dopo aver presentato ben tre interrogazioni parlamentari sul caso Sangalli Vetro, posso affermare che si tratta di un passo verso il fallimento dell’intero gruppo piuttosto che verso una parziale salvezza.

L’ingresso della finanziaria regionale Friulia (e quindi della stessa Regione FVG) come azionista di maggioranza (54%) all’interno della società Sangalli Vetro Porto Nogaro non è un segnale a sostegno dell’occupazione e del credito vantato nei confronti dell’imprenditore, bensì piuttosto serve a scongiurare una eventuale azione di infrazione da parte dell’Unione europea nei confronti dell’Italia, peraltro appena sanzionata in termini di apporto di contributi comunitari proprio per l’uso distorto che la politica ne ha fatto. Friulia, infatti, non entra con capitali freschi ma semplicemente aumentando l’indebitamento, di circa 10 milioni di euro. Non entra con un nuovo management ma rinnovando la fiducia alla famiglia Sangalli, nonostante la condivisa posizione di non avere di fronte un interlocutore credibile. Interlocutore che, nei fatti, ha confermato il piano liquidatorio presentando un concordato ‘in bianco’ della società sipontina senza alcun nuovo piano industriale, nonostante due mesi di richieste da parte del responsabile della vertenza al Ministero dello Sviluppo Economico. E fatto assai più grave, senza nessuna logica di mercato e senza alcuna giustificazione, se non di mero carattere politico.

Si tratterebbe della stessa logica politica, infatti, che hanno visto alla sbarra i manager della Friulia, i quali hanno rivestito il ruolo di imputati venerdì 6 febbraio presso il Tribunale di Pordenone, per il crac milionario Fadalti S.p.A. di Sacile (società anch’essa con una sede a Conegliano, cittadina di provenienza dei Sangalli). L’accusa è di “concorso in bancarotta fraudolenta” per aver finanziato ulteriormente la società quando il fallimento era già dietro l’angolo. Peraltro, due manager imputati hanno rivestito cariche in senso al Consiglio d’Amministrazione Sangalli e nel collegio sindacale, partecipando ancora attivamente alla vita societaria in sede di bilancio.

La mala gestio del Partito Democratico friulano vede il suo apice in un’altra vicenda dai contorni torbidi: il crac delle due Coop Operaie friulane per la quale la Serracchiani ed il suo vice Bolzonello sono state sfiduciate dal M5S Friuli. Un crac da 103 milioni di euro con oltre 17.000 risparmiatori danneggiati dai bilanci falsificati con operazioni di rivalutazioni immobiliari fraudolente. E un’altra richiesta di concordato preventivo finalizzata all’impunità penale, nonostante i risparmiatori siano sul piede di guerra e pronti alla class action. L’antagonismo politico fra Regioni, Friuli e Puglia, a spese dei lavoratori onesti non è ammissibile. E qui si arriva al paradosso, in quanto lo stabilimento di Manfredonia, già ammortizzato totalmente e largamente meno indebitato, con una gamma di prodotti completa e privo di concorrenti nel raggio di 600 chilometri risulta oggi di gran lunga più appetibile per i nuovi investitori. Per queste ragioni, l’unica via d’uscita è quella ribadita anche dai sindacati al tavolo ministeriale: per attrarre nuovi capitali occorre l’amministrazione straordinaria. La partita, soprattutto quella del vetro a risparmio energetico, è ancora tutta da giocare e non saranno tollerati comportamenti scorretti (favoriti dai continui rinvii al MISE) che sembrano mettere a rischio non solo il futuro dello stabilimento di Manfredonia, ma tutto il comparto italiano del vetro per l’edilizia.

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