Lunedì mattina, in viaggio verso Roma, un ragazzo giovanissimo, forse addirittura con meno delle mie 30 primavere sulle spalle, è stato portato via dalla Polizia Ferroviaria perché non in possesso del biglietto. Pare fosse uscito dal carcere di Bari e di ritorno a casa a Caserta.
In quel momento sono stato assalito da mille pensieri. Ma quello più martellante è stato: “Come sarebbe la nostra società se ci fosse un reddito di cittadinanza? Come sarebbe la nostra società se a tutti fosse data la possibilità di trovare un lavoro onesto?”. Sicuramente molta della delinquenza attuale sarebbe scomparsa.
Non saprei dire se quel ragazzo accetterebbe una delle tre proposte di lavoro che lo Stato gli farebbe nel caso ci fosse un reddito di cittadinanza, ma molto probabilmente sarebbe tirato fuori da certi ambienti che inquinano la società e che si cibano proprio della disperazione e della mancanza dello Stato.
A quel punto mi sono venuti in mente altri interrogativi. “Cosa è diventata la nostra società? Dove sono andati a finire tutti i propositi e le aspettative degli anni ‘90?”. Io ero bambino in quegli anni ma ricordo che c’era un’aspettativa altissima verso gli anni 2000. Tutti si chiedevano: “Chissà come sarà il mondo nel 2000?”. Ed oggi che siamo nel 2000, com’è il mondo? Stiamo meglio o stiamo peggio?
Io credo che, purtroppo, stiamo molto peggio ma la cosa più grave che vedo è la crisi antropologica che stiamo affrontando. Gaber aveva ragione quando cantava “La mia generazione ha perso”. Gli uomini della generazione precedente, infatti, dovevano prendersi carico di formare le nuove leve per avere uomini di pensiero. Oggi, invece, come non mai, siamo caduti nel più totale annientamento delle coscienze. Come è stato possibile tutto ciò? E come uscirne?
L’uomo muore veramente quando gli viene tolta la speranza, è per questo che per uscire da questo buio dobbiamo riaccenderla, dobbiamo alimentarla. È per questo che ho creduto e lotto nel M5S perché voglio che si ridesti in tutti gli italiani la speranza. Odio sentir dire che le cose “non cambieranno mai” perché “è andata sempre così”. Le cose cambiano perché siamo noi a volerle cambiare. E allora non fermiamoci proprio adesso. Siamo un grande popolo, riappropriamoci della nostra dignità.

La Gazzetta del Mezzogiorno – 15.02.2017
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