La Giunta regionale approva la proroga alla sanatoria ai pozzi abusivi sino al 31 dicembre prossimo. Una specie di condono che fa slittare il termine previsto dalla legge regionale 18/1999 e che, di fatto, perpetua il depauperamento delle falde acquifere pugliesi. A denunciare il provvedimento, che la Regione si accinge ad approvare con l’articolo 10 della legge di assestamento di bilancio 2013, è il gruppo di geologi pugliesi di “Alternativa Geologica”, che ha promosso una petizione per chiedere al Presidente della Regione Puglia di emendare l’articolo. L’obiettivo è quello di cessare, una volta per tutte, la reiterata emanazione di provvedimenti che concedono sanatorie e condoni per i pozzi abusivi.
Dopo l’aumento sconsiderato per l’acqua d’irrigazione dell’Arif, bloccato dalla protesta dei contadini, ora un’altra, l’ennesima, proroga va a totale danno del futuro dell’agricoltura pugliese. Fa specie che sia proprio la Giunta Vendola a proseguire con un condono che perdura da 14 anni ai danni delle falde acquifere della nostra terra piuttosto che preferire uno stop definitivo ai pozzi abusivi.
Questa decisione, inoltre, sarebbe in totale contrasto con le norme di salvaguardia per le acque sotterranee delle quali si è dotata la stessa Regione con il “Piano di Tutela delle Acque” che stabilisce, per le zone costiere adriatiche e ioniche pugliesi e quasi tutto il Salento, il divieto assoluto di perforazione di nuovi pozzi, considerata la salinizzazione per ingressione marina provocata dall’eccessivo sfruttamento delle falde.
“Sono ormai parecchi anni che si protrae questo sovrasfruttamento delle risorse idriche della nostra Puglia – dichiara Pietro Blu Giandonato, Presidente dell’Associazione “Alternativa Geologica” che ha denunciato la scelta della Giunta Vendola – Questa sanatoria segue lo stile tutto italiota dei condoni edilizi ma l’acqua è un bene comune di tutti i cittadini e di tutti gli agricoltori, non può esserlo solamente dei più furbi”.
Secondo alcune stime, i pozzi abusivi e mai denunciati attualmente in esercizio in Puglia, molti da parecchi decenni, risulterebbero essere almeno 120 mila, mentre appena 14 mila quelli regolarmente concessi ai sensi della legge regionale 18/1999, quasi raddoppiati a 26 mila grazie alle reiterate proroghe in sanatoria accordate dalla stessa Regione negli ultimi 14 anni.
Ulteriore problema, secondo Alternativa Geologica, è costituito dal fatto che le procedure di sanatoria prevedono solo mere ed esigue sanzioni, escludendo la presentazione della Relazione Idrogeologica, aggirando di fatto quanto disposto dalla L.R. 18/1999. In tal modo infatti, per chi richiede l’autorizzazione è sicuramente più economico e meno complicato perforare direttamente un pozzo e chiederne la sanatoria. Tutto a discapito della tutela delle acque sotterranee e della professione del geologo, che con la sua relazione accerta che l’opera di captazione venga realizzata con tutti i criteri atti a garantire la conservazione della qualità delle falde. Il rischio nelle zone costiere è quello che nel tempo si arriverà a prelevare acqua sempre più salmastra, in tal modo nel suolo si concentreranno progressivamente sali, sino a farlo divenire sterile e compromettendo il futuro dell’agricoltura.