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Una storia lunga 300 anni e che ha condotto sull’orlo del fallimento, negli ultimi 20 anni, una delle eccellenze sanitarie della Puglia: il Miulli. Interrogazione M5S
Una storia lunga 300 anni e che ha condotto sull’orlo del fallimento, negli ultimi 20 anni, una delle eccellenze sanitarie della Puglia: il Miulli. Interrogazione M5S

Puglia: il caso dell’Ospedale Miulli

Una vicenda che inizia oltre tre secoli fa. Nel lontano 14 novembre 1712, l’avvocato Francesco Miulli con un atto olografo lascia in eredità ai suoi concittadini “lo Spedale di Acquaviva seu li poveri infermi d’Acquaviva” da realizzare presso le “case palazziate”, concedendo al clero il governo dell’ospedale nella figura dell’arciprete. Quest’ultimo poteva essere sostituito dal Sindaco della comunità nel caso in cui non venissero rispettate le volontà testamentarie: da un lato la gestione operativa al clero, dall’altro l’amministrazione economico-finanziaria ad una figura laica, democraticamente eletta.

E con l’Unità d’Italia si ribadisce il carattere pubblico del Miulli. Nel 1896, il Decreto Reale di Umberto I sostanzia, infatti, la non esclusività del governo ecclesiastico, dunque, neppure nello Statuto dell’ospedale, ma inserisce l’evenienza di una alternanza con un governo laico. Il Miulli è così ufficialmente inserito tra le “Istituzioni Pubbliche di Assistenza e Beneficenza” (IPAB).

Per anni l’Ospedale Miulli è stato ininterrottamente sottoposto all’ordinario controllo amministrativo e burocratico dell’Autorità statale e provinciale, dove la gestione ecclesiale e l’amministrazione laica erano in giusto equilibrio. Un equilibrio che ha garantito la corretta gestione. Tant’è che l’ampliamento delle strutture con gli immobili sulla via per Gioia vennero realizzati con soldi pubblici dello Stato Italiano e lo stesso Ministero della Sanità, nel 1967, lo definiva Ospedale Civile e Pubblico.

L’equilibrio che fino a quel momento aveva garantito un processo vincente per l’Ospedale Miulli viene rimesso in discussione, però, con la riforma ospedaliera del 1968. La legge 132 prevede la possibilità di ottenere la classificazione come “Ospedali dipendenti da Enti Ecclesiastici civilmente riconosciuti”, una opportunità che riapre le controversie di storica memoria. Le pressioni ecclesiastiche si spingono sino alle aule dei tribunali, con giudizi ora a favore ora contro, sino alla sentenza della Cassazione Civile dell’11 maggio 1982 che ribadisce il valore giuridico supremo del Decreto Reale.

Insomma, il Miulli è pubblico e la vicenda pare giungere ad una conclusione. Ma a riaprire gli scenari è il Decreto del Presidente della Repubblica del 1987 che, a seguito del nuovo Concordato, dispone per l’iscrizione obbligatoria degli Enti Ecclesiastici già esistenti nel registro delle persone giuridiche presso il Tribunale “invece del decreto di riconoscimento può essere allegato alla domanda un attestato del Ministero dell’Interno da cui risulti che l’ente aveva il possesso della personalità giuridica civile in epoca anteriore al 7 giugno 1929”. È sufficiente un documento e la proprietà del Miulli passerebbe dal pubblico al clero.

Iniziano, così, manovre burocratiche anomale. Nell’ottobre 1987 spunta un attestato, senza protocollo ministeriale, a firma di un Direttore Generale che certifica l’Ospedale Miulli di Acquaviva come ente ecclesiastico, rinnegando le note del Ministero dell’Interno che affermava il contrario nel 1984. Un cambiamento repentino senza alcun documento che legittimasse questa variazione, visto che nulla era avvenuto in quei tre anni che avesse cambiato con un qualche decreto la sua natura giuridica. E se, invece, un qualche decreto ci fosse stato, sarebbe stato inutile chiedere l’attestato sostitutivo. Tale attestato è l’elemento cruciale di tutta la vicenda perché certifica che l’Ente Ecclesiastico Ospedale Miulli di Acquaviva è da ritenersi dotato della personalità giuridica civile, omettendo volontariamente l’esistenza del Testamento dell’avvocato Miulli, calpestato nelle sue più elementari volontà, e del Decreto Reale.

Si giunge, così, al 2007, quando la classe clericale locale si sente legittimata a dare mandato al Notaio Petrera per un atto ricognitivo dei beni riguardanti le proprietà dell’Ospedale Miulli, quale Ente Ecclesiastico. Gli stessi immobili che l’avvocato Francesco Miulli aveva generosamente donato alla comunità di Acquaviva e che con soldi pubblici dello Stato Italiano era stato ampliato in modo significativo.

Una storia lunga tre secoli, intricata, complessa e di non facile soluzione ma che vede chiaramente una delle eccellenze sanitarie della Puglia sull’orlo del fallimento a causa della gestione degli ultimi lustri dopo secoli di efficienza e servizio alla comunità. Dopo una fase di confronto sul territorio ed approfondimento della documentazione, frutto di una meticolosa ricerca di atti ufficiali degli attivisti pentastellati locali, in concerto con le associazioni e i comitati del territorio abbiamo depositato una interrogazione parlamentare a prima firma Francesco Cariello, chiediamo chiarezza sull’atto del Ministero dell’Interno che ha permesso e sta permettendo ad un privato, qual è l’Ente Ecclesiastico, di usurpare una pubblica istituzione con il suo patrimonio demaniale e di gestirla privatisticamente, sottraendosi ai doveri di trasparenza amministrativa e di evidenza concorsuale negli appalti e negli incarichi pagati con i soldi dei cittadini. Provocando anche una voragine debitoria che ha portato ad uno stato di mobilitazione degli operatori della struttura.

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