Il Partito Democratico è riuscito a dire “no” al taglio dei costi della politica per ben 87 milioni di euro l’anno nonostante, con il suo leader e premier Matteo Renzi e la fida Maria Elena Boschi, vada propagandando ai quattro venti che con lo stravolgimento di oltre 40 articoli della Costituzione Italiana si avranno degli “ingenti risparmi”. Semplicemente incredibile l’apoteosi dell’ipocrisia e delle bugie renziane. In quello che i 5 Stelle hanno ribattezzato il “Pace e Bene Day” (in antitesi al Vaffa Day, proprio in segno di apertura), i deputati PD, sordi alla richiesta di Grillo di dimezzarsi lo stipendio, hanno rispedito in Commissione Affari Costituzionali la discussione della proposta di legge a prima firma Roberta Lombardi (M5S). Con il testo si prevedeva il dimezzamento di stipendi ed indennità dei parlamentari così da risparmiare tra Camera (circa 41) e Senato (altri 20 circa) ben oltre 61 milioni di euro l’anno; e che con le spese di viaggio, di mandato, ecc.. raggiunge gli 87 milioni. La riforma Boschi prevede, invece, un risparmio nettamente inferiore (circa 57 milioni). Con un semplice voto, oggi, i partiti potevano tagliare drasticamente i costi della politica senza per questo togliere il diritto di voto ai cittadini, senza stravolgere la Costituzione e senza dare l’immunità parlamentare a sindaci e consiglieri. Con i nostri tagli, abbiamo già fatto risparmiare agli italiani 18 milioni di euro, con i quali abbiamo aiutato oltre 2.000 imprese in tutta Italia, tra cui almeno 4 a Polignano, e creato circa 5.000 posti di lavoro. I parlamentari che sponsorizzava l’Amministrazione Vitto, invece, hanno ovviamente votato contro: ad iniziare da Gero Grassi del Partito Democratico. Il bello è che nei lavori di questa proposta di legge si sono accampate le scuse più assurde pur di ritardarne l’approvazione.
La legge anticasta, infatti, doveva approdare a Montecitorio già a luglio ma i parlamentari dei partiti con i più alti stipendi d’Europa hanno preferito rimandarla addirittura a dopo il referendum costituzionale del 4 dicembre. Il motivo? “Questo provvedimento ha bisogno di più tempo perché è vitale e fondamentale per la tenuta democratica del Paese”. O, in alternativa, “è una manovra demagogica e populista”. Insomma, alla casta politica non gli va proprio giù di stringere la cinghia come chiede, da anni, al popolo italiano. Avremmo tanto voluto sapere il punto di vista dell’On. Pisicchio ma come al solito in questi voti “caldi” risulta “casualmente” assente giustificato, perché “in missione” per conto del Gruppo Misto della Camera di cui è presidente. Magari il superconsigliere Colella, in cuor suo, saprà la risposta…

Settimanale BLU – 25.11.2016