A margine dell’evento organizzato nel Teatro Petruzzelli da La Repubblica Bari per ricordare Benedetto Petrone, militante comunista ucciso a 18 anni da un gruppo di fascisti il 28 novembre 1977 a Bari ho rilasciato questo commento all’agenzia Ansa.
Le parole del ministro Minniti sulle zone d’ombra su cui le Istituzioni devono far necessariamente luce sarebbero lodevoli se proprio il suo Governo non avesse steso sotto una coltre di mistero l’omicidio di Giulio Regeni. Si saranno sentiti un po’ Sisifo in questa occasione e avranno smarrito la volontà di verità, chiesta a gran voce da tutta Italia, lasciando perdere definitivamente gli approfondimenti.
Al Ministro mi preme ricordare come i fascismi e i nazionalismi si siano innestati su un tessuto sociale dilaniato dalle grandi crisi economiche, proprio come quella a cui le politiche liberiste e di destra dei governi PD ci stanno condannando in questi anni. Una situazione su cui prende facilmente piede il timore per il “diverso”, per “l’immigrato” che diviene concorrente sia per i posti di lavoro sia per i servizi sociali. Le nostre politiche estere, del resto, hanno fatto in modo che l’Italia fosse lasciata sola a gestire il fenomeno immigrazione, a fronteggiare trafficanti e criminali nonché a difendere i propri confini da una Europa sui cui tavoli non abbiamo mai saputo contare o ci siamo svenduti per un piatto di fagioli.

La Gazzetta del Mezzogiorno – 27.11.2017