La questione del “Made in Italy obbligatorio” giace da troppo tempo a Bruxelles a causa dell’ostruzionismo degli altri Stati Membri quali la Germania, i Paesi Bassi, il Belgio e la Danimarca. Come tutelare allora le nostre aziende e i nostri consumatori? Come riuscire a contrastare la contraffazione? In un mercato globalizzato la via della cooperazione rafforzata, prevista dai trattati europei, è una delle strategie indispensabili. Ed è possibile realizzarla, facendo leva su quei Paesi che la vedono favorevolmente (in primis l’Italia, seguita da Francia, Spagna, Grecia e Portogallo), in modo che tra di loro la tutela dei consumatori e delle aziende sia normata in maniera puntuale. È con questi presupposti che siamo riusciti a far approvare una risoluzione in Commissione Attività Produttive che impegna il Governo a “verificare con urgenza la disponibilità di altri Stati Ue ad instaurare una cooperazione rafforzata, aperta a tutti gli altri, nel settore della sicurezza di alcuni prodotti di consumo, con l’obiettivo di introdurre in etichetta l’obbligo dell’indicazione dell’origine nei settori delle calzature, del tessile-abbigliamento, della ceramica, del legno per arredo e dell’oreficeria”.
È un’occasione per l’intero nostro Paese e per il Made in Italy e ci auguriamo che il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, convochi subito a Roma gli Stati Generali del Made in, prima della conclusione della Legislatura. Adesso l’impegno è preso ed al Governo non resta che agire.
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