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Inizia in Aula il dibattito sulla mozione M5S per rivedere l’accordo di Fontainebleau che prevede il cosiddetto sconto inglese sulla contribuzione al bilancio Ue: tutto a carico di Italia e Francia
Inizia in Aula il dibattito sulla mozione M5S per rivedere l’accordo di Fontainebleau che prevede il cosiddetto sconto inglese sulla contribuzione al bilancio Ue: tutto a carico di Italia e Francia

Mozione M5S per togliere lo sconto inglese sulla PAC

Uno sconto ad hoc sulla Politica Agricola Comunitaria per l’Inghilterra. È ciò che stabilisce il cosiddetto accordo di Fontainebleau, datato 1984, che garantisce la una “correzione” che accorda al Regno Unito il rimborso di un importo pari al 66% della differenza tra il suo contributo al bilancio UE e la quota che le spetta dallo stesso bilancio. Un onere finanziario a carico della Francia ma, soprattutto, dell’Italia. E la Camera dei Deputati, ad un anno da quando è stata depositata, ha finalmente iniziato ad esaminare la mozione del M5S per rivedere appunto lo sconto inglese.

Ci auguriamo che i colleghi degli altri partiti sostengano la nostra richiesta. Gli accordi presi a Fontainbleau erano dettati da un consistente stanziamento di risorse comunitarie a titolo della allora nascente politica agricola comunitaria e tali da poter giustificare particolari agevolazioni concesse a Paesi con scarsa vocazione agricola come la Gran Bretagna. Oggi che la spesa agricola dell’Unione si è notevolmente ridotta, simili meccanismi non hanno più ragione d’esistere. Tanto più se a spese di alcuni Stati membri come l’Italia in piena crisi economica e con contribuzioni al bilancio comunitario già assai elevate in relazione alla propria prosperità. Questa unione delle politiche di austerità e dei trattati irriformabili dal basso è il frutto di divergenze ed egoismi nazionali. Alimentati dal diverso grado di sviluppo delle economie, hanno contribuito a costruire una integrazione vantaggiosa per alcuni e svantaggiosa per altri, dove le regole non valgono per tutti e si sono verificate troppo spesso ‘clausole di favore’ a vantaggio di quei Paesi che, altrimenti, non avrebbero firmato gli accordi rallentando o interrompendo il processo di integrazione. Ora è davvero giunto il momento di cambiare rotta.

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