A rimetterci da eventuali multe dell’Unione europea, comminate per infrazioni comunitarie, d’ora in avanti sarà lo sviluppo dell’Italia intera e, in ultima istanza, i cittadini e le aziende italiane. È quanto prevede l’articolo 4-bis del settimo decreto ILVA convertito in legge alla Camera nei giorni scorsi. La nuova normativa va a modificare, a sua volta, la legge 234/2012 “Norme generali sulla partecipazione dell’Italia alla formazione e all’attuazione delle normative e delle politiche dell’Unione europea”.
“Ai fini della tempestiva esecuzione delle sentenze di condanna rese dalla Corte di Giustizia dell’Unione europea, il fondo di rotazione per l’attuazione delle politiche comunitarie è autorizzato ad anticipare, nei limiti delle proprie disponibilità, – riporta il decreto del Governo Renzi sul siderurgico – gli oneri finanziari derivanti dalle predette sentenze, entro i termini di scadenza fissati dalle Istituzioni europee. Il fondo di rotazione provvede al reintegro delle somme anticipate mediante rivalsa a carico delle amministrazioni responsabili delle violazioni che hanno determinato le sentenze di condanna, sentite le stesse”. Fin qui, il fondo è utilizzato per “anticipare le somme riferite alle sanzioni”, ma l’articolo prosegue, prevendo anche la “compensazione con le risorse accreditate dall’Unione europea per il finanziamento di interventi comunitari riguardanti iniziative a titolarità delle stesse amministrazioni e corrispondenti a cofinanziamenti nazionali”.
In pratica, se verranno comminate sanzioni da parte dell’Unione europea per infrazioni comunitarie, con il nuovo decreto ILVA a pagare non sarà la classe politica alla guida della singola amministrazione ma tutti i cittadini e soprattutto le imprese ed il settore produttivo. I fondi, infatti, verranno prelevati non da chi ha commesso l’errore, per negligenza o altro, bensì dai finanziamenti previsti per lo sviluppo economico di quel territorio. Il Governo ha provato a fare retromarcia accogliendo un ordine del giorno a mia prima firma (dopo aver bocciato l’emendamento) con cui si impegna, “in sede di rivalsa nei confronti delle amministrazioni responsabili, a cercare di evitare, per quanto possibile, che le conseguenze delle violazioni del diritto comunitario da parte delle Amministrazioni, in particolare delle regioni, incidano sulle risorse destinate allo sviluppo e alla crescita dei territori, al fine di impedire che le responsabilità politiche e di governo ricadano sulle imprese, i cittadini e le comunità rurali”.
Insomma, la politica fa scelte sbagliate, provocando infrazioni europee ed a rimetterci sono gli imprenditori italiani. Già oggi, troppo spesso, l’Italia non è in grado di spendere i soldi che riceve dall’Unione europea, senza peraltro soffermarci su un’analisi qualitativa di questa spesa. Se poi i soldi necessari per lo sviluppo economico delle imprese nazionali vengono utilizzati per sanare gli errori commessi dalla politica, la fine del tunnel è veramente lontana! Con il nostro ordine del giorno, spero che il Governo ripari a questa norma scellerata che incide negativamente sul tessuto produttivo ed i cittadini.