Il processo di riforma della Politica Agricola Comune (PAC) 2014-2020 si è svolto con regole nuove che hanno determinato complessità tali da far preoccupare non poco gli agricoltori sulle eventuali erogazioni di quanto dovuto. Ma quali sono i motivi? In primo luogo, l’entrata in vigore della PAC è stata posticipata di un anno. A questo differimento, si è aggiunta una difficoltà interpretativa delle nuove norme, come ad esempio quella sull’inverdimento, con conseguenti rinvii procedurali.
- Corriere della Sera – Mezzogiorno Economia – Prima Pagina – 21.03.2016
- Corriere della Sera – Mezzogiorno Economia – Pagina 2 – 21.03.2016
- Corriere della Sera – Mezzogiorno Economia – Pagina 3 – 21.03.2016
Qualche mese di ritardo nell’ottenimento delle erogazioni, in un momento di crisi economica come questo, può far precipitare la situazione degli agricoltori e allevatori in difficoltà. In questo contesto pieno di ostacoli, si aggiunge una frammentazione delle scelte in materia agricola: oltre la Commissione europea ed il Ministero dell’Agricoltura, infatti, le competenze vedono coinvolgere anche le singole regioni, sebbene a nostro modo di vedere sarebbe forse ora di ritornare alla diretta e unica competenza statale sulle scelte in materia di politica agricola, evitando così gli ostacoli localistici. Ciò, però, non deve nascondere il fulcro delle problematicità, ovvero quella riforma di Agea, tesa all’efficientamento, potenziamento e alla sburocratizzazione delle procedure di accesso e risoluzione delle controversie, sinora continuamente rimandata e da noi continuamente e formalmente richiesta al Ministro Martina che sul tema risulta sempre assente.
Dai dati a disposizione, da quando a marzo 2015 si è aperta la possibilità di presentare domanda, emerge che le aziende richiedenti aiuto diretto nel Sud Italia (Campania, Molise, Puglia, Basilicata e Sicilia; escludendo la Calabria in quanto dotata di ente pagatore regionale riconosciuto, Arcea) sono state 436.091 (ben 191.758 in Puglia e 128.851 in Sicilia). Di queste, 60.805 non hanno avuto diritto all’erogazione perché sotto la soglia limite dei 250 euro. Complessivamente, dunque, da ottobre scorso ad oggi sono state pagate 318.037 aziende del Mezzogiorno (pari all’84,8% delle ammesse all’aiuto diretto) per un valore totale di circa 700 milioni di euro a fronte dei 1.045 milioni richiesti.
In testa a questa speciale “classifica” troviamo la Regione Puglia dove sono giunti circa 350 milioni di euro di aiuti diretti (a fronte di una richiesta che ha sfiorato i 500 milioni di euro) suddivisi per 151.501 aziende agricole (pari all’87,5% del totale delle ammesse). Segue la Sicilia, dove la percentuale delle imprese che sono riuscite ad ottenere l’aiuto diretto si ferma all’84,9% (pari a 87.334), con 178 milioni di euro circa ottenuti a fronte di una richiesta pari a circa 266 milioni di euro; oltre 26 mila le aziende sotto la soglia minima dei 250 euro. Appena 93 milioni di euro, invece, giungono in Campania: una cifra pari solamente al 64,6% della somma totale richiesta (144 milioni di euro), di cui beneficiano 43.087 aziende agricole. In Basilicata, con gli aiuti diretti PAC vengono sostenute 23.711 imprese del settore con 59 milioni di euro (il 62% del valore richiesto, pari a 95 milioni di euro). Infine il Molise, dove si riesce ad ottenere a malapena il 43% delle somme richieste, ovvero 19 milioni a fronte di un totale richiesto di 44 milioni di euro. In definitiva, il Sud Italia da ottobre ad oggi ha ottenuto circa il 67% delle somme degli aiuti diretti PAC richiesti: mancherebbero, dunque, all’appello circa altri 345 milioni di euro.
Ovviamente ci sono ancora aziende che attendono il contributo PAC e come abbiamo fatto dal nostro ingresso in Parlamento continueremo a monitorare ed a far pressione per accelerare le procedure nonché ad informare gli agricoltori degli sviluppi della situazione e di come intendiamo risolvere le difficoltà che, ad oggi, la politica non ha voluto affrontare, chissà perché.
FOCUS PUGLIA
Dai dati a disposizione, da quando a marzo 2015 si è aperta la possibilità di presentare domanda, emerge che le aziende richiedenti aiuto diretto in Puglia sono state 191.758: circa 50mila in provincia di Lecce, 42mila nella Terra di Bari, 35mila in provincia di Foggia e poi 29mila a Brindisi, 21mila a Taranto per finire con le 15mila della BAT. Di queste, 18.643 non hanno avuto diritto all’erogazione (4.600 a Lecce, circa 4.000 nel tarantino e barese) perché sotto la soglia limite dei 250 euro fissati dai nuovi criteri della Politica Agricola Comune. Complessivamente, dunque, da ottobre scorso ad oggi sono state pagate 151.501 aziende pugliesi (pari all’87,5% delle ammesse al pagamento dell’aiuto diretto) per un valore totale di oltre 350 milioni di euro a fronte di 496 milioni richiesti. Ad incassare la cifra più consistente è la Capitanata con oltre 131 milioni di euro, seguita dalla Terra di Bari con 72 mln circa e dalla provincia di Lecce con 56 milioni.
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