Il Governo stamane è stato battuto in Commissione Agricoltura su un emendamento del relatore alla legge europea bis riguardante la questione dell’innalzamento della percentuale di succo naturale nelle bevande analcoliche a base di frutta. L’obiettivo è la commercializzazione e la denominazione di queste bevande, come stabilito dal decreto dell’ex Ministro della Salute Balduzzi. L’emendamento, a prima firma Nicodemo Oliverio (PD) e la cui relatrice è la deputata pugliese Colomba Mongiello (PD), nonostante il parere contrario del Governo, ha trovato l’avallo di Sel e del Partito Democratico. Astenuto, invece, il MoVimento 5 Stelle.
Al solito la finalità politica prevale sul buon senso ma non cambia la sostanza delle cose. Come noto, la norma in questione, pensata per rendere più salutari le bevande a base di frutta e per favorire i produttori italiani di frutta non è mai entrata in vigore a causa dell’esito negativo della procedura di notifica della direttiva 98/34/CE. Di fatto, la Commissione europea ritiene la misura introdotta lesiva delle norme europee in materia di libera circolazione delle merci e, pertanto, il 5 marzo 2012, ha aperto un caso Eu pilot, reiterando le già denunciate incompatibilità della norma con le disposizioni comunitarie.
La “vittoria” targata PD, insomma, andrebbe a infrangersi contro la normativa europea. Che il Partito Democratico presenti e faccia approvare un emendamento che circoscrive l’obbligo di innalzamento della percentuale di succo naturale alle bibite non commercializzate in UE e nei Paesi SEE, oltre a non risolvere il caso EU pilot, penalizza le aziende nazionali. Le costringe, infatti, o a rinunciare ad un indispensabile spazio di mercato, quale quello comunitario, oppure a suddividere la produzione a seconda della destinazione. In entrambi i casi, ciò comporterà un aumento insostenibile dei costi di produzione.
Un emendamento su cui, con i colleghi M5S della Commissione Agricoltura, abbiamo optato per l’astensione: Non abbiamo votato questa norma perché risponde solamente ad una logica demagogica. Molte aspettative, legittime e condivisibili, si sono generate infatti intorno a questa misura, sia da parte dei consumatori sia da parte delle aziende produttrici. Così, però, non si risolve nulla: anzi si ingannano sia gli uni che gli altri. La vera soluzione è in Europa alla quale chiediamo una evoluzione della normativa in materia alimentare sia per quanto riguarda gli alimenti che l’etichettatura.