Il fallimento di Tsipras lo avevamo ampiamente pronosticato già il giorno dopo la sua elezione. Tsipras ha fondato la sua elezione sulla menzogna e per questo ne pagherà le dovute conseguenze ovvero sarà spazzato via dallo scenario politico. Se fai credere ai greci di poter “sbattere i pugni sul tavolo” quando sai benissimo che non c’è un tavolo, se fai credere ai greci che l’euro è cosa buona e giusta, se fai credere ai greci che l’euro ti fa diventare bello e forte, inevitabilmente ti scontrerai con la realtà e ne uscirai con le ossa rotte. Così, purtroppo, è stato.
Tsipras ha sbagliato il quesito referendario, ai greci doveva chiedere se restare o uscire dall’euro. Questa era l’unico quesito plausibile, tanto la perturbazione finanziaria c’era già stata (come dice Krugman). Al contrario, Tsipras si è presentato ai greci chiedendo la stessa cosa che aveva chiesto sei mesi prima quando è stato eletto ovvero lo stop alle misure di austerità. In sostanza il referendum greco ha ulteriormente dimostrato tre cose:
- non esiste un tavolo su cui battere i pugni;
- non esiste euro senza austerità semplicemente perché l’euro è l’austerità;
- non c’è spazio per la democrazia all’interno dell’euro (Draghi docet. “Per Paesi Eurozona è momento di cedere sovranità all’Europa”)
Chi dice di essere di sinistra non può volere l’euro per il semplice fatto che ogni shock economico, non essendo assorbito dalla flessibilità del cambio monetario, si ripercuote inevitabilmente sul salario. Delle due l’una: o svaluti la moneta o svaluti il salario. Secondo voi un vero uomo di sinistra cosa dovrebbe preferire?
L’euro è un progetto classista e fascista, prima i greci (e gli italiani) capiranno ciò e prima potranno evitare la distruzione sociale.
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