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Mentre la protesta degli allevatori raggiunge la Puglia, il ministro Martina mette sul piatto appena 55 milioni di euro sui 120 previsti
Mentre la protesta degli allevatori raggiunge la Puglia, il ministro Martina mette sul piatto appena 55 milioni di euro sui 120 previsti

Guerra del latte: la mezza aspirina di Martina

Approda anche in Puglia la cosiddetta “guerra del latte” che sta imperversando ad Ospedaletto Lodigiano (Lodi) dove gli allevatori sono in presidio davanti al centro di distribuzione della multinazionale francese Lactalis, proprietaria dei marchi Parmalat, Galbani, Invernizzi, Locatelli e Cademartori. Dinanzi all’Ipercoop di Japigia a Bari, gli allevatori pugliesi con le loro mucche hanno illustrato ai consumatori l’importanza del latte italiano e le sue peculiarità al grido di “giusto prezzo per il giusto latte!”.

In questa crisi del prezzo del latte, i contributi statali rischiano di divenire un mero palliativo se non si cambia, in maniera più strategica e lungimirante, il paradigma del libero mercato. L’attivazione del Fondo latte con 55 milioni di euro, operata dal ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, è come se si cercasse di curare una polmonite con l’aspirina. Anzi, con mezza aspirina dato che, fino allo scorso luglio, lo stesso fondo prevedeva più del doppio delle disposizioni finanziarie, ovvero 120 milioni di euro. Dove sono finiti gli altri soldi promessi da questo Governo?!

Ma è l’intero mercato di libero scambio ad essere messo sotto accusa come causa principale. L’unica regola esistente è quella del prezzo più basso, che non contempla fattori essenziali per la tutela del settore come la qualità della produzione e la loro funzione sociale. L’euro è complice attivo della lotta tra i Paesi dell’Unione europea, visto che i singoli Stati membri non hanno più la facoltà di rendere appetibili i propri prodotti intervenendo sulla propria moneta ma, allo stesso tempo, si trovano esposti alla svalutazione selvaggia del costo dei prodotti e del lavoro.

A quanto pare, però, sembra che nemmeno le associazioni di categoria vogliano fermare il neoliberismo dicendo, ad esempio, “no al Ttip” che accentuerebbe ancora di più questa concorrenza spietata. Fermo restando che per noi l’unica soluzione per le conseguenze del mercato globale è quella di allargare l’orizzonte nel frattempo per sopravvivere occorre andare oltre la mezza aspirina del ministro Martina, come ad esempio mantenere la promessa dei 120 milioni per il Fondo latte.

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