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Dopo l’eclatante nuovo caso accaduto al Porto di Bari sul grano importato, interrogazione M5S per chiedere chiarezza sui controlli
Dopo l’eclatante nuovo caso accaduto al Porto di Bari sul grano importato, interrogazione M5S per chiedere chiarezza sui controlli

Grano: potenziare e coordinare i controlli

Prima il sequestro per le discordanti analisi effettuate da Polizia Forestale ed Arpa Puglia, poi il dissequestro a fronte di ulteriori accertamenti. Quello che è accaduto con le circa 60 tonnellate di grano duro contenute nelle stive della nave “Cmb Partner”, proveniente dal Canada e attraccata al Porto di Bari l’8 giugno scorso, è solo l’ultimo dei numerosi casi su cui viene sollevato il problema della possibilità nocività per la salute umana. I carichi di grano che giungono dall’estero e in particolare dal Canada, infatti, sono molto frequenti nel capoluogo pugliese. Basta ricordare che la produzione italiana di grano duro destinata al settore della pasta si aggira intorno ai 3-4 milioni di tonnellate l’anno, a fronte di un fabbisogno di 5,7 milioni di tonnellate. La quantità importata dai paesi extraeuropei varia a seconda delle annate e la gran parte del cereale, come riportano i dati di Italmopa (Associazione Industriali Mugnai d’Italia), proviene dal Canada che rappresenta anche il primo fornitore di frumento duro per l’industria alimentare italiana. Nel 2013 sono state importate più di 450mila tonnellate, raddoppiate nel 2016.

 

 

Di fronte ad una tale situazione di incertezza, è evidente che a pagarne le conseguenze sono da un lato gli agricoltori, che hanno protestato per tutelare la qualità del loro prodotto nazionale, e dall’altro i cittadini consumatori che si trovano nel bel mezzo di informazioni discordanti su un tema che, invece, tocca da vicino la sicurezza alimentare e la tutela della salute. Quello che è sotto gli occhi di tutti, purtroppo, è un quadro di incertezza nella gestione dei controlli sui prodotti agroalimentari provenienti dall’estero, o quantomeno una mancanza di coordinamento che rischia di ledere l’immagine del nostro Paese, ma soprattutto il mondo agricolo e agroalimentare, nonché la salute dei cittadini.

Per questo, abbiamo presentato una interrogazione parlamentare indirizzata al ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina ed ai suoi colleghi Lorenzin (Salute) e Galletti (Ambiente) per chiedere di “chiarire le modalità dei controlli effettuati sui carichi di prodotti agroalimentari, in particolare grano duro, provenienti dai paesi esteri, comunitari e non, nonché se intendano potenziare il coordinamento tra i diversi enti che si occupano delle varie fasi del controllo sui carichi agroalimentari”. L’auspicata chiarezza comporterebbe un vantaggio per l’intera filiera cerealicola italiana: dagli agricoltori che potrebbero finalmente veder valorizzato il loro prodotto, agli industriali che necessitano di importazioni ma che non possono pagare lo scotto di veder sempre demonizzato il loro operatore fino ai consumatori che saprebbero, realmente, cosa mettono nel proprio piatto.

Quel che diviene sempre più impellente è l’istituzione della Cun, la Commissione Unica Nazionale, sul grano duro a Foggia. Istituita nel luglio 2015 con un mio emendamento, che riprendeva una proposta di legge che ho depositato nel lontano novembre 2014, oggi la Cun è richiesta a gran voce anche da associazioni come la Coldiretti o da esponenti della maggioranza di Governo a riprova della bontà della norma che, se ben attuata dal Ministro Martina, conferirebbe trasparenza ed efficacia all’intera filiera cerealicola, dando valore agli onesti produttori e trasformatori e penalizzando, al contempo, i furbetti del grano.

Per approfondimenti:

Stato Quotidiano

La Siritide 

Delfini Erranti

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