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Il Governo risponde al M5S mentre la Camera di Commercio di Foggia recepisce “a suo modo” il parere del Consiglio superiore dei Lavori Pubblici
Il Governo risponde al M5S mentre la Camera di Commercio di Foggia recepisce “a suo modo” il parere del Consiglio superiore dei Lavori Pubblici

Foggia: il Governo scarica la Cittadella dell’Economia

Le imprese Dema Impianti Srl e Tecnoelettra Srl, sebbene abbiano realizzato lavori nell’ambito della Cittadella dell’Economia di Capitanata, non hanno compiuto alcun intervento diretto o indiretto per la realizzazione del Centro Servizi del Distretto Agroalimentare del Tavoliere (DAT) finanziato dal MISE”. Questa la risposta del sottosegretario allo Sviluppo economico, Simona Vicari (NCD), alla mia seconda interrogazione parlamentare sulle vicende della struttura della Camera di Commercio che non ha ancora aperto i battenti a Foggia.

Il polo logistico integrato, “volano per lo sviluppo economico urbano”, che avrebbe dovuto raccogliere oltre alla Camera di Commercio di Foggia anche il Centro Servizi del Distretto Agricolo del Tavoliere, l’assessorato comunale per lo Sviluppo economico e alcune associazioni di categoria, infatti, è un progetto partito nel lontano 2005, quando la Regione Puglia ha approvato il PIT 1 “Tavoliere” (“Programma di Sviluppo e Innovazione dell’economia rurale ed agroalimentare attraverso l’integrazione e la diversificazione produttiva”). Ma, ad oggi, è riuscito solamente a trascinare sull’orlo del precipizio le due società altamurane “Dema Impianti” e “Tecnoelettra”, ree di aver confidato in un progetto pubblico capitanato da un consorzio, il fallito CAT di Ravenna del gruppo CCC di Bologna che, per statuto, avrebbe dovuto trattenere solamente quel 3% di commissioni per i lavori “ceduti” ai propri consociati, quali le due imprese della provincia di Bari.

Doveva aprire dopo 900 giorni, nel gennaio 2012: oggi siamo a luglio 2015. La CCIAA di Foggia aveva promesso l’apertura a settembre scorso, con una conferenza stampa in pompa magna il 31 marzo 2014 ma, successivamente, ha reso noto di voler mettere in vendita (o in alternativa dare in fitto) la struttura. Ciò, senza spiegare minimamente chi avrebbe certificato gli impianti E, pur di non pagare le somme che lamentano di non aver ricevuto le due imprese altamurane, ha richiesto un parere formale al Consiglio superiore per i lavori pubblici, lo scorso gennaio.

Un quesito che, però, come hanno tenuto a precisare da Roma, risulta “privo della descrizione delle specifiche circostanze che hanno comportato la necessità del completamento dei lavori impiantistici da parte di un’altra impresa installatrice, né è stato precisato se si tratti di lavori di realizzazione di una nuova costruzione oppure di ristrutturazione di un immobile con impianti preesistenti, né se il quesito riguarda un unico impianto oppure più impianti funzionalmente autonomi e distinti per tipo ed eventualmente per ubicazione”. Ulteriormente, il Consiglio Superiore dei lavori pubblici ha ribadito che “pertanto, in assenza di tali precisazioni, nulla può essere specificamente dedotto e osservato al riguardo ed il presente parere prescinde da qualsiasi circostanza concreta relativa a tali aspetti, rivestendo carattere del tutto generale”.

Ciò, però, non ha fermato la CCIAA di Foggia che, con la deliberazione di consiglio n. 1 del 23 febbraio scorso, ha ritenuto che il Consiglio superiore dei LL.PP. abbia espresso un “parere che conferma l’idoneità della ditta che completa di lavori di poterne attestare la funzionalità e, quindi, la conformità alle disposizioni di legge”.

Il comportamento che getta ulteriori ombre su questo progetto che, come ammirevolmente decantava l’ex Presidente Vendola nel marzo 2008, “rappresentava una innovazione di metodo in grado di unire finanziamenti pubblici e privati per il futuro del territorio“. Se il Governo Renzi ha deciso di lavarsene definitivamente le mani con il nostro ingresso in Regione Puglia andremo a fondo in questa questione sia per donare alla città di Foggia una struttura di cui ha necessità e che aspetta da tempo sia per fare luce sul percorso che ha condotto oggi al fallimento le due imprese altamurane. È incredibile come in Italia chi lavora debba essere condannato alla chiusura con questi modi beceri.

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