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#AbolirEquitalia - Una pagina tristissima per la democrazia italiana ed un’occasione persa per un fisco più equo. Stop Equitalia
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Equitalia: bocciata la proposta M5S di soppressione

Bocciata oggi in Aula alla Camera dei Deputati dalla maggioranza governativa la proposta di legge del M5S sulla soppressione di Equitalia. Chiedevamo la soppressione della società a decorrere da gennaio 2015 ed il passaggio delle relative funzioni, patrimonio e dipendenti all’Agenzia delle Entrate, operativa attraverso la Direzione centrale per la riscossione.

Questa mattina abbiamo assistito ad una pagina davvero triste della nostra democrazia. La maggioranza, capitanata dal Partito Democratico, ha bocciato la soppressione di Equitalia, sottraendosi al confronto sulla gestione della riscossione delle tasse. Un tema delicatissimo che meriterebbe massima attenzione. In gioco non c’è tanto il nostro atto parlamentare quanto la sfida di un fisco più equo, che persegua davvero i grandi evasori e utilizzi il ricavato per ridurre le tasse, semplifichi gli adempimenti tributari modulandoli in base alle difficoltà degli imprenditori e dei cittadini onesti. Infatti, sono migliaia i contribuenti onesti ed i pugliesi non fanno purtroppo eccezione, subissati da cartelle, i quali cercano in tutti i modi di tenere in piedi la propria azienda o mantenere la propria famiglia e che, invece, si ritrovano messi in ginocchio da uno Stato lontano.

A Montecitorio, infatti, la discussione sulla proposta di legge su Equitalia, a prima firma della deputata Azzurra Cancelleri (M5S), è stata immediatamente cassata al primo emendamento soppressivo presentato direttamente dalla Commissione Finanze e dal Presidente Daniele Capezzone (Forza Italia). La società, nata per volere dell’ex Presidente Silvio Berlusconi nel 2006 ed a cui il successore Romano Prodi ha enormemente ampliato i poteri, occupa attualmente 8.000 dipendenti più 5.000 collaboratori esterni. Di questi ultimi, 4.500 sono collaboratori di Equitalia Sud: avvocati che hanno con l’Ente un rapporto di consulenza clientelare. In totale, la società spende 500 milioni di euro in stipendi, pari al 50% del proprio fatturato. I risultati? Una riscossione inefficiente come emerse dallo stesso Amministratore Delegato di Equitalia Mineo, ascoltato in audizione al Senato il 20 marzo scorso. Del carico di riscossione dal 2000 al 2014, pari a 894 miliardi di euro, è stato riscosso appena il 7,7% (60 miliardi di euro) per un carico residuo tecnicamente riscuotibile praticamente identico (7,8%).

Dei 41 milioni di contribuenti italiani, il 37% è stato preda di Equitalia, la quale ha inviato una media di 15 milioni di cartelle l’anno: un totale di oltre 170 milioni di cartelle, per un terzo appena pagate o rateizzate e per due terzi contestate o ignorate. Una vicenda che ha condotto a decine di drammatici avvenimenti con contribuenti italiani che si sono tolti la vita ma anche a situazioni paradossali come la cartella esattoriale inviata ad una bambina di 7 anni o cartelle inviate per pochi centesimi con aggio e interessi, per multe vecchie di lustri, cartelle gonfiate o ripetute, case pignorate e poi vendute per debiti di poche migliaia di euro, aziende con macchinari sequestrati e impossibilitate a pagare. Ma anche insabbiamenti di debiti erariali di imprenditori e professionisti in cambio di regali e mazzette, cancellazione di cartelle agli “amici degli amici”, ai vip e alle celebrità del jet-set. E ancora, sospensioni “fittizie” e insabbiamenti dei ruoli finiti in inchieste giudiziarie, impiegati collusi con agenzie immobiliari per guadagnare sulle case pignorate. E, infine, il “Disco per l’estate”, ovvero un file con migliaia di nomi di privilegiati da non perseguire.

Il tutto guidato da Attilio Befera, pensionato d’oro, con uno stipendio da Direttore delle Entrate con un contratto da esterno confermato da diversi governi (per aggirare il divieto di lasciare le poltrone pubbliche a 65 anni), il quale ha sempre considerato l’Agenzia delle Entrate ed Equitalia come potentato personale, secondo i 5 Stelle. E con 767 dirigenti dell’Agenzia delle Entrate assunti senza concorso, alcuni con diploma andando contro le prescrizioni di legge. In definitiva, si tratta di una società per azioni che punta al proprio tornaconto, con un aggio pari al 9% poi ridotto all’8%. Ne un fisco più equo ne richiedevamo l’abolizione ed il trasferimento all’Agenzia delle Entrate con l’assunzione degli ex dipendenti ed il capitale sociale da far confluire al Fondo di ammortamento dei Titoli di Stato, così da alleggerire la pressione sul debito italiano. Chiedevamo l’annullamento dei precedenti interessi, more, aggi e delle sanzioni per il ritardo o per il mancato pagamento, imponendo un interesse standard unico pari all’Euribor 12 mesi. Non comprendo dove sia finito quel famigerato cambio di verso sbandierato ai quattro venti dal Premier Matteo Renzi. Quello stesso Renzi che, due anni fa, durante la campagna elettorale per le primarie del Partito Democratico, nel novembre 2012, affermava chiaramente nel corso di una puntata di ‘Porta a Porta’ che Equitalia l’aveva creata Tremonti ma i poteri glieli erano stati conferiti con un decreto Visco-Bersani.

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