Ai militari italiani in missione nelle regioni extra Unione europea non sarà consentito votare alle elezioni europee del prossimo 25 maggio. Se, infatti, alle ultime votazioni del maggio 2009, attraverso disposizioni di urgenza, si è consentito ai militari e agli appartenenti a forze di polizia in missione internazionale di votare per i membri del Parlamento europeo (con il Dl n. 3/2009), quest’anno non sarà possibile emanare il decreto una-tantum, previsto per il voto europeo e per i quesiti referendari, che avrebbe permesso loro di partecipare. A far sforare i tempi tecnici necessari i ricorsi dei Verdi (poi riammessi) e del Partito Comunista di Marco Rizzo. La questione è stata sollevata nel question time in Commissione Affari Costituzionali, ieri giovedì 15 maggio, alla Camera dei Deputati dai parlamentari del MoVimento 5 Stelle.
“La normativa vigente non consente ai cittadini residenti fuori dall’Ue né il voto per corrispondenza né con altre modalità in occasione delle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo – ha dichiarato il sottosegretario all’Interno Domenico Manzione – Allo stato attuale, l’adozione di un provvedimento di urgenza per reiterare la procedura di voto all’estero, già adottata nel 2009 in occasione delle precedenti consultazioni europee, non è tecnicamente praticabile. Infatti, la possibilità di ricorrere immediatamente al giudice amministrativo avverso i provvedimenti di esclusione delle liste o di singoli candidati, introdotta di recente nell’ambito del codice di processo amministrativo, rende insufficienti i tempi per le necessarie operazioni di composizione, stampa, invio all’estero e raccolta successiva (per il ritorno in Italia) delle schede votate ai fini del tempestivo scrutinio”.
Abbiamo 29 missioni militari nel mondo ed è paradossale che si dica che i nostri militari difendono la Patria e poi non si dia loro la possibilità di votare, il momento di massima partecipazione democratica alla vita del proprio Paese. Il Ministero era a conoscenza dei ricorsi in atto ed aveva tutto il tempo per trovare quantomeno una soluzione alternativa, come l’istituzione di seggi nei luoghi con maggior presenza di militari. Se il Governo Monti riuscì a permettere ai due marò Latorre e Girone di tornare in Italia per votare alle elezioni del febbraio 2013, il Governo Renzi, invece, non solo non è riuscito in questo compito, ma toglierà la possibilità di partecipazione anche a tutti quei militari fuori dai confini europei.
Il precedente decreto legge n. 3 del 2009 prevedeva, dunque, che le rappresentanze diplomatiche e consolari inviassero agli elettori temporaneamente all’estero il plico contenente la scheda elettorale non oltre il 18° giorno antecedente le votazioni e che lo stesso plico fosse rispedito non oltre il 10° giorno antecedente. Nella attuale procedura per le elezioni europee, per il protrarsi dei tempi dei ricorsi sollevati dai Verdi e dal Partito Comunista, non è stato possibile apporre il visto per la stampa delle schede prima della serata di venerdì 9 maggio. Ovvero, il 16° giorno antecedente dalle votazioni: oltre i tempi tecnici necessari. Tutti i militari, le altre categorie di lavoratori e gli studenti temporaneamente residenti all’intero dell’Unione europea, invece, potranno votare nei seggi istituiti dalle Ambasciate e dai Consolati italiani nel territorio di tutti i Paesi membri dove si trovano.