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Il resoconto del settimanale "BLU" della vicenda Elettrodotto Enel Albania-Italia a sei mesi dal decreto ministeriale che ne ha sancito la realizzazione
Il resoconto del settimanale "BLU" della vicenda Elettrodotto Enel Albania-Italia a sei mesi dal decreto ministeriale che ne ha sancito la realizzazione

Elettrodotto Albania-Italia: tra racconti e fatti

Dal settimanale BLU:

“Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità”. Lapidario il consiglio del Ministro della Propaganda del Terzo Reich Joseph Goebbels. Un consiglio che pare essere in voga anche ai giorni nostri. Lo si sta osservando con la questione del Grand Mausolèe di Piazza Aldo Moro dove non si citano documenti ma si mettono in bocca ai professionisti ed agli esperti affermazioni mai fatte. Ma lo si è visto ancor di più con la questione relativa all’elettrodotto Albania-Italia che dovrebbe approdare sulle coste di Polignano. Una vicenda dove, spesso, certa informazione ha creato più ombre che luci. Caro lettore, se hai voglia di capire, non possiamo che chiederti di farti prendere per mano e portarti in questo lungo viaggio, lungo quanto il mare che ci separa dall’Albania.

Ma partiamo dal principio. In data 09.03.2009 la società Enel Produzione S.p.A. ha presentato al Ministero dello Sviluppo Economico – Dipartimento per l’energia istanza ai sensi dell’art. 1 comma 26 della Legge 239/2004 per l’autorizzazione alla costruzione ed all’esercizio di un collegamento (merchant-line) in corrente continua tra l’Italia e l’Albania da 500 kV ovvero tra impianti rispettivamente di 1 e 500 MW nei paesi di Casamassima (BA) e Porto Romano (Provincia di Durres – Albania), dove Enel possiede un impianto a carbone in funzione dal prossimo anno. Il 7 aprile del 2009, il Ministero dello Sviluppo Economico (MISE), con la nota prot. 43385, comunica l’avvio del procedimento e attiva la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) a livello regionale.

Una procedura conclusasi con il parere di compatibilità ambientale positivo, con prescrizioni da seguire visto l’attraversamento del cavo dell’elettrodotto di zone paesaggistiche e siti archeologici (ad esempio Grottole), rilasciato dalla regione Puglia. A dare l’ok è l’Area Politiche per l’Ambiente, le Reti e la Qualità Urbana – Servizio Ecologia, mediante la determina dirigenziale n. 409 del 31 luglio 2010. In questo iter, nel corso del 2009, al Comune di Polignano fu richiesto per ben due volte il parere di competenza (come emerge dalla lettura del BURP, il bollettino regionale della Puglia). Dell’epoca si ricordano le opposizioni dell’allora Assessore Raffaele Scagliusi ed un incontro a Roma al Ministero (come emerge anche dalla documentazione dove viene definito “Sindaco”) ma dalle carte non risulta null’altro. E sono le carte, il nero su bianco, ad avere valenza di “fatti”.

Ed i bravi giornalisti, quelli non di parte ma che puntano al fornire una informazione il più veritiera possibile (senza per questo non scadere nel didascalico), dovrebbero puntare proprio ai “fatti”. Un fatto è, ad esempio, che l’accoglimento dell’istanza dell’elettrodotto Enel da parte del MISE avviene il 19 settembre scorso con il Decreto Interministeriale n. 239/EL-155/192/2013.

Ad ottobre, al Comune di Polignano, ecco lo scompiglio. Nessuno ne sa nulla, nessuno ricorda nulla e quell’elettrodotto potrebbe andare a mettere a rischio proprio lo sviluppo turistico di Polignano dato che approda nei pressi di San Vito. Lucia Brescia chiede con costanza e veemenza un consiglio comunale monotematico che otterrà solo a dicembre. I deputati grillini L’Abbate e Scagliusi presentano a novembre una interrogazione parlamentare in cui chiedono conto al Governo Letta sia dei rischi elettromagnetici sia se “ritenga utilmente strategico il progetto, soprattutto in relazione ai dubbi emersi sul rispetto delle direttive nazionali ed europee”.

La risposta giunge il 12 febbraio con il sottosegretario De Vincenti che afferma chiaramente che “il procedimento autorizzativo ha visto la partecipazione sia delle amministrazioni territoriali, tra le quali la Regione Puglia, con l’espressione dell’intesa al progetto con delibera di Giunta Regionale n. 44/2012 e del parere di compatibilità ambientale, sia delle amministrazioni statali, tra le quali il Ministero della Salute, competente per quanto riguarda la materia delle esposizioni ai campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici CEM, ed il Ministero dell’Ambiente, competente sia in merito alla posa del cavo in mare ex d.lgs. n. 152/2006, sia in materia di rischi incendi”. Quindi, tutti hanno dato l’ok, l’opera si farà. Punto.

L’Amministrazione Vitto non ci sta: convoca gli altri comuni interessati e fa ricorso al TAR chiedendo la sospensiva del decreto. Il TAR accoglie la richiesta di sospensiva del Comune di Polignano e si grida alla vittoria. Ma Enel presenta ricorso al Consiglio di Stato contestando le motivazioni addotte da Polignano. Innanzitutto, “la valutazione di impatto ambientale (VIA) sarebbe dovuta essere di competenza del Ministero dell’Ambiente e non, come invece avvenuto, della Regione”: motivo ritenuto “inammissibile per tardività e palesemente infondato” dato che, nel luglio 2010, la competenza era regionale. Poi si contesta la mancata esecuzione della Valutazione ambientale strategica (VAS): motivazione ritenuta infondata dato che il Testo Unico Ambientale afferma chiaramente che mentre i “piani e i programmi” sono sottoposti a VAS, i singoli “progetti” sono sottoposti a VIA. Il terzo e quarto motivo contestato “nel merito la scelta di localizzare il punto di approdo in località San Vito”.

Ultimi appigli ritenuti “inammissibili” da Enel perché il “tracciato è stato preventivamente condiviso con tutti i Comuni coinvolti” tant’è che “lo stesso è stato in alcuni punti modificato in recepimento delle indicazioni delle amministrazioni”. Una soluzione, peraltro, “condivisa con lo stesso Comune di Polignano, come risulta dichiarato nella relazione di ‘chiarimenti ed approfondimenti in merito alle scelte progettuali con particolare riferimento agli aspetti paesaggistici’ e come dimostrato da documenti firmata dall’ufficio tecnico di Polignano” sin dal 2009. Inoltre, “sono stati svolti almeno 5 incontri con l’Amm. stessa ed anche uno specifico sopralluogo per individuare la localizzazione”.

Enel difende la propria scelta, affermando di aver utilizzato una tecnica innovativa come la TOC (Trivellazione Orizzontale Controllata), “con costi anche 10 volte superiori a quelli di una linea aerea”, e che la scelta di approdo non ha alcun significativo impatto sui luoghi, dato che “si tratta sostanzialmente di posare un cavo nel sottosuolo evitando scavi a cielo aperto e relativi ripristini e sottopassando la spiaggia rocciosa che resterebbe così inalterata, al punto che, la scelta era stata concordata con lo stesso Comune”.

Arriviamo, dunque, ai giorni nostri e alla conferenza stampa dell’Amministrazione Vitto dove si afferma che “il Comune di Polignano grazie all’amministrativista doc Pappalepore vince l’appello dinanzi al Consiglio di Stato”. Altre grida di giubilo. “L’elettrodotto è bruciato”, “Enel costretta a cambiare percorso”. Una vittoria dell’intera comunità. Anche noi volevamo parlare di questa vittoria ai nostri lettori e ci siam messi alla ricerca della sentenza del Consiglio di Stato. Spulciando il suo poco usufruibile sito internet, abbiamo letto tutte le sentenze degli ultimi due mesi, ma dell’elettrodotto di Polignano manco mezza riga. Non ci restava, dunque, che verificare direttamente alla fonte come deontologia professionale prevede: contattare il Consiglio di Stato.

Ci abbiamo provato in due qui in redazione, sia mai avessimo capito male, ma dall’altro capo del telefono sono lapidari: “ma cosa state dicendo? Non vi è stata alcuna pronuncia! Il Consiglio di Stato ha rinviato il tutto al primo luglio!”. Con un groppo in gola per la falsa notizia della vittoria, non abbiamo desistito e abbiamo replicato: “Ci sarà certamente, ne parlano i giornali qui in Puglia. Hanno scritto che il Consiglio ha detto ad Enel di scornarsi col Comune di Polignano per trovare una soluzione entro il 30 giugno. Ci sarà un documento che attesti ciò, non può fornircelo?!”. Niente da fare, questa la risposta: “Ma che documento vuole che ci sia? Si sono riuniti e hanno detto: rinviamo la decisione al 1° luglio. Punto. Non le è chiaro forse: non è stato proprio discusso l’elettrodotto!”.

E quindi?!, dirai a questo punto caro lettore, che si fa?! Quindi noi non ci spingiamo oltre, perché dopo aver incrociato le fonti come prevede la deontologia professionale, possiamo solamente affermare che: o per davvero abbiamo vinto e, dunque,3 ci auguriamo che la Giunta Vitto coinvolga i cittadini nella concertazione con l’Enel per decidere il nuovo approdo oppure non ci resta che incrociare le dita per la decisione di luglio del Consiglio di Stato. Di certo, vi è solo un fatto incontrovertibile sinora: l’elettrodotto si farà. Amen.

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