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Per permettere all’agricoltura europea di fronteggiare i Paesi emergenti non basta tamponare, occorre cambiare paradigma

Dal Consiglio europeo necessario un cambio di paradigma

Piaccia o no le scelte operate fino ad ora da parte di Bruxelles vanno nella direzione di una significativa liberalizzazione dei mercati e, quindi, di una selezione quasi “darwiniana” delle imprese a seguito della quale solo quelle che saranno riuscite a stare sul mercato continueranno ad esistere. Alla scuola economica del neoliberismo questo poco importa. Dall’instaurazione di un mercato (protetto) e comune, primo obiettivo dei Trattati di Roma, il processo di integrazione si è spostato nella via della globalizzazione il cui sbocco naturale è la  conclusione del TTIP  e il riconoscimento della Cina come economia di mercato.

Questa scuola di pensiero è alla base dei disagi che stiamo attraversando. Le quote latte, al netto della pessima gestione che si è attuata nel corso del tempo e degli errori commessi nel negoziato iniziale per la determinazione del contingente assegnato all’Italia, risultato da subito inferiore alle reali necessità di consumo, sono servite a contenere la produzione ed a calmierare i prezzi. Oggi, con la fine del regime di contingentamento, sopravvive soltanto chi più produce a basso costo: il mercato è contento, gli agricoltori meno. Per assecondare gli Stati Uniti nei loro continui tentativi di ingerenza negli affari europei, l’UE ha perso un partner commerciale straordinario come la Russia e, contestualmente, la Cina, per riprendere la corsa, ha svalutato. A questo si aggiunge il fatto che l’euro “forte” e il costante surplus tedesco non ci ha permesso di essere competitivi a meno di non svalutare il salario e il “jobs act” va proprio in questa direzione.

Potremmo esportare di più ma le dinamiche economiche dei paesi emergenti non permettono all’agricoltore, sia italiano che europeo, di resistere. Non basta tamponare, occorre cambiare paradigma. Queste cose le abbiamo dette, scritte, messe agli atti ma, fintanto che non si arriverà al Governo non si riuscirà ad invertire la rotta.

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