Home / ATTIVITA’ PARLAMENTARE / Crisi del riso: risoluzione M5S
Clausola di salvaguardia e fondi strutturali per superare la crisi del riso italiano. La risoluzione 5 Stelle
Clausola di salvaguardia e fondi strutturali per superare la crisi del riso italiano. La risoluzione 5 Stelle

Crisi del riso: risoluzione M5S

Dal 2009 al 2013, l’importazione di riso dai Paesi del sud est asiatico è passata da 10mila tonnellate l’anno a 130mila. Mentre, negli ultimi 10 mesi (come dichiarato da Confagricoltura), le importazioni dalla sola Cambogia sono aumentate del 60% rispetto allo stesso periodo di un anno fa. Il tutto grazie agli azzeramenti o alle progressive riduzioni dei dazi della tariffa doganale comune. Una situazione non più sostenibile per tutto il comparto risicolo nazionale, sceso in piazza a protestarenegli ultimi giorni. Il settore italiano, infatti, è quello più colpito nell’Unione europea, poiché la filiera del riso nel nostro Paese esporta negli altri Stati membri i due terzi della sua produzione. I primi allarmi vi furono già nello scorso autunno, quando si registrarono drammatiche diminuzioni delle quotazioni del riso pari al 35%, con punte clamorose per il riso Carnaroli, sceso del 63% da 800 euro a 300 euro la tonnellata. E proprio a seguito del primo incontro tra europarlamentari della Commissione Agricoltura e rappresentanti del settore risicolo europeo sulla flessione del prezzo del riso, nello scorso novembre abbiamo presentato una risoluzione, a mia prima firma, in Commissione Agricoltura alla Camera per impegnare il Governo “ad intervenire nelle competenti sedi comunitarie, e segnatamente al prossimo Consiglio europeo agricolo del 16 dicembre 2013, affinché sia attivata la clausola di salvaguardia prevista dai trattati a tutela del mercato italiano del riso o, in alternativa, a valutare l’opportunità di introdurre un dazio proporzionato per l’importazione di un prodotto fondamentale per l’economia agroalimentare italiana”.

I produttori avevano dato l’allarme già otto mesi fa. Abbiamo prontamente posto la questione all’attenzione della Commissione Agricoltura per suonare la sveglia all’allora Ministro De Girolamo ma, purtroppo, non si è voluto affrontare l’argomento. Ora chiediamo al Partito Democratico ed alle altre forze politiche di non perdere ulteriore tempo e di approvare nel più breve tempo possibile la nostra risoluzione in Commissione, così da dare un impegno immediato e chiaro al Ministro Martina per l’applicazione della cosiddetta clausola di salvaguardia. L’aiuto ai Paesi in via di sviluppo non può e non deve pregiudicare la nostra economia e il futuro dell’agroalimentare italiano. Le conseguenze di questa deriva sull’apparato produttivo nazionale, infatti, sono già in atto ed emergono chiaramente con la superficie coltivata a riso in Piemonte e Lombardia, passata dai 235mila ettari del 2012 ai 219mila del 2013: segno che molte aziende hanno ridotto l’investimento a favore di altre colture. E non mancano i danni anche per le aziende di trasformazione del riso, considerato che dal sud est asiatico il prodotto arriva spesso già pronto per essere venduto.

A sancire i confini della “clausola di salvaguardia” è il sistema delle preferenze tariffarie generalizzate, nell’ambito della politica di cooperazione allo sviluppo dell’Unione europea, determinato nel regolamento 978/2012. Un sistema, realizzato negli anni ’70 e nel tempo aggiornato, che è una componente della politica commerciale che l’Ue intraprende con i Paesi in via di sviluppo. In sintesi, l’Unione europea accorda un accesso preferenziale al mercato interno ai prodotti provenienti da questi Paesi, ovvero a dazio ridotto o, addirittura, senza alcun tipo di dazio. Sono tre i tipi di preferenze tariffarie previste dal regolamento 978: un regime generale, un regime speciale, ed il regime EBA (Everything But Arms). Quest’ultimo regime speciale stabilisce che i dazi della tariffa doganale comune sono totalmente sospesi per tutti i prodotti definiti nell’allegato al regolamento, tra cui figura il riso. Ma lo stesso regolamento dispone anche che, qualora un prodotto originario di un paese beneficiario dei regimi preferenziali sia importato nella Ue in volumi e in prezzi tali da causare o rischiare di causare gravi difficoltà ai produttori comunitari di prodotti simili o direttamente concorrenti, i normali dazi possono essere ripristinati.

Una procedura lunga perché la Commissione europea deve avviare un’inchiesta. Una inchiesta che può essere aperta su domanda motivata di uno Stato Membro. E questo è proprio quello che dallo scorso novembre chiediamo al Ministero dell’Agricoltura. Abbiamo già perso troppo tempo a danno dei produttori e dell’economia italiana: possiamo discutere subito la nostra risoluzione che, approvandola, va incontro proprio alle esigenze del settore, richieste a gran voce in questi giorni di proteste. Se l’obiettivo è davvero comune, la maggioranza non avrà problemi a votarla favorevolmente, dando così una indicazione chiara al Ministro Maurizio Martina. Un ulteriore impegno lo chiediamo alle regioni interessate che nell’ambito della programmazione dei Fondi Strutturali 2014-2020, in scadenza nelle prossime settimane, devono prevedere nei PSR misure per salvaguardare il ricco e prestigioso comparto risicolo nazionale.

Il primato del riso in Italia spetta al Piemonte dove, secondo dati Coldiretti, vi sarebbe una produzione totale di 8 milioni 500mila quintali con 2.500 imprese risicole per un totale di 8.000 addetti. “Per un fatturato annuale pari a 400 milioni di eurodichiara il deputato novarese Davide Crippa (M5S) Un comparto di importanza rilevante per l’economia piemontese a cui la classe politica deve dare risposte, evitando di condannarla definitivamente”. Infine, non mancano le preoccupazioni sui respingimenti alla frontiera dei prodotti contaminati da sostanze tossiche. “L’Ue dovrebbe anche dare risposte certe per il concretizzarsi di un’agricoltura sostenibile e rispettosa dell’ambiente sottolinea il deputato vercellese Mirko Busto (M5S)Proprio nel vercellese abbiamo sperimentazioni ed esempi concreti di agricoltura conservativa e a basso impatto ambientale, come la tecnica RSN premio Legambiente 2011. Del resto, l’agricoltura biologica è indicata dalle organizzazioni del settore come una priorità per questo semestre europeo”.

Lascia un Commento

Contattami