Il Trattato commerciale di libero scambio tra Unione europea e Canada, denominato CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement), dopo la sua formale entrata in vigore il 21 settembre scorso, finisce al centro del dibattito parlamentare. Da una parte, il ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina che lo difende come una evoluzione che imporrà regole a difesa delle piccole e medie imprese italiane, dall’altra il Movimento 5 Stelle che lo accusa di non fornire alcun elemento né sugli studi per valutare l’impatto sull’agroalimentare Made in Italy che avrà il Ceta né sulle misure per tutelare le filiere produttive dalle eventuali ricadute negative del trattato.
“Seppur reputo positivo il dibattito e il confronto sul Ceta – ha dichiarato il ministro Martina rispondendo al question time dei 5 Stelle in Aula – questo trattato rappresenta una tutela per le nostre imprese con marchi dop e igp: sono stati inseriti ben 41 prodotti che rappresentano il 92% delle esportazioni. è giusto evidenziare i lati deboli o i punti interrogativi di un accordo così complesso, ma non possiamo non riconoscere gli avanzamenti positivi e importanti che questo porterà con sé, in particolare per le piccole e medie imprese”.
Noi siamo di diverso avviso. Siamo contrari alla ratifica del Ceta perché vanno posti dei paletti ad una globalizzazione sfrenata che ha arricchito pochi e ci ha impoverito tutti. Ai dubbi di gran parte del comparto agroalimentare, il ministro Martina non ha dato risposta. Su quali basi si prevede un guadagno per l’Italia con questo accordo non è dato sapere e, peraltro, non esiste una clausola di salvaguardia. Se un domani ci accorgiamo che non funziona, che non va bene, cosa facciamo? Non avremo alternative. A nostro modo di vedere, vanno riviste interamente le politiche commerciali che sono state attuate nella loro interezza perché, sinora, non hanno tutelato il tessuto produttivo italiano fatto proprio di piccole e medie imprese. La stessa Puglia, incredibilmente, non vede tutelare alcuni suoi prodotti d’eccellenza in questo accordo e non si comprende cosa ne abbia di guadagno dalla firma di questi accordi internazionali di libero scambio che rischiano di far ancor più danni come l’Ue-Marocco o le importazioni a dazi agevolati dell’olio dalla Tunisia.
Intanto al Senato, dove è in discussione il processo di ratifica, l’esame del trattato è slittato “sine die”: una proposta di Loredana De Petris (SI), accolta da tutte le altre forze politiche.
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