Il Regno Unito è fuori dall’Unione Europea. Lo hanno deciso i cittadini d’oltremanica con il referendum ed i Governi devono sempre rispettare la volontà popolare, non come è accaduto in Italia con il referendum sul finanziamento pubblico ai partiti o con l’acqua pubblica. I popoli anglosassoni hanno scelto di lasciare l’UE nonostante avessero già un piede fuori (infatti non hanno l’euro).
L’esito del referendum sancisce il fallimento delle politiche comunitarie volte all’austerità e all’egoismo degli Stati membri. Il Governo di Cameron, nei mesi scorsi, aveva già negoziato condizioni che garantivano uno “Statuto Speciale” al Regno Unito. Non è bastato, perché le deroghe e le concessioni non hanno convinto la maggioranza della popolazione.
Adesso non ci sarà l’invasione delle cavallette o delle rane, non cambierà molto nell’immediato perché il Regno Unito dovrà negoziare l’uscita e serviranno da due a dieci anni.
A questa Europa serve un serio esame di coscienza per comprendere finalmente il profondo disagio sociale oltremanica che ha prodotto questo terremoto politico, finanziario, commerciale ma soprattutto sociale. Le istituzioni comunitarie, e in particolare la Troika (FMI, BCE e Commissione Europea) devono iniziare a domandarsi dove hanno sbagliato e come possono risolvere l’enorme problema che hanno generato. Ci sono milioni e milioni di cittadini europei sempre più critici, che non si riconoscono in questa Unione fatta di banche e ricatti economici. Pensiamo alla Grecia che, nonostante in TV non se ne parli più, è un Paese ormai al collasso.
Il M5S ritiene ancora più importante dare anche agli italiani la possibilità di esprimersi sulla moneta unica, l’EURO, tramite un referendum consultivo. Abbiamo già depositato la nostra proposta di legge al Senato, ma al momento è stata snobbata dal Presidente Grasso e dai senatori degli altri gruppi parlamentari che non l’hanno degnata neanche di una lettura. C’è un’altra Europa, quella fatta dai cittadini che credono nella democrazia diretta e che ci hanno dato ragione sul Reddito di Cittadinanza, sulla Promozione delle energie rinnovabili, sul cancellare dal dizionario comunitario parole come combustibili fossili e rigassificatori, sul trasporto pubblico gratuito, sull’economia circolare e molto altro ancora. Dobbiamo tutelare il nostro made-in Italy, garantire la flessibilità sugli investimenti pubblici, proteggere le eccellenze agroalimentari e valorizzare le nostre PMI. Vogliamo un’Europa che sia una “comunità” e non un’unione di banche e lobby. L’Unione Europea deve cambiare, altrimenti muore.