Il decreto “Terre vive”, appena emanato dal Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, punta a promuovere l’occupazione giovanile in ambito agricolo ed a favorire l’accesso alla terra per sviluppare il settore primario. Un obiettivo da raggiungere tramite la vendita delle terre agricole demaniali. Una possibilità prevista sin dal decreto “Salva Italia” del Governo Monti, su cui i deputati della Commissione Agricoltura del M5S hanno presentato una proposta di legge per ridefinire la possibilità, da parte dello Stato, di disporre dei propri terreni agricoli e prevedendo, quindi, canoni di locazione dei terreni ad hoc per i giovani agricoltori. Inoltre, in un anno e mezzo di legislatura, la Camera ha approvato a maggioranza ben due ordini del giorno che impegnavano in tal senso il Ministero dell’Agricoltura.
Mettere in vendita la terra pubblica per far cassa, significa alienarla, ovvero darla in pasto a chi su quella terra vuole speculare, magari per costruire un impianto di produzione di energia alternativa, o un grande parco eolico. Vuol dire farla scomparire dal nostro patrimonio pubblico e non considerala quello che effettivamente è: un bene comune.
La soluzione individuata dai 5 Stelle è, invece, quella dell’affitto dei terreni agricoli individuati dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, riservando ai giovani agricoltori (definiti dal Regolamento CE n. 1698 / 2005 del Consiglio del 20 settembre 2005) una percentuale non inferiore al 25% del totale degli stessi terreni. Imponendo, inoltre, il divieto di utilizzare tali terreni per uno scopo diverso da quello agricolo. Ulteriore obiettivo della proposta M5S è quello di tutelare e promuovere metodi di agricoltura biologica basati su sistemi agro-ecologici e destinati esclusivamente a scopi alimentari, con la possibilità di destinare i terreni agricoli demaniali ad attività di agricoltura sociale nonché adeguando la durata della locazione ai cicli biologici naturali.
Concedendo i propri terreni in locazione, tra l’altro, lo Stato può permettersi la possibilità, qualora un’idea non dovesse funzionare, di dare ad altri aspiranti lo stesso terreno. Il Ministro Martina è ancora in tempo per fermare questa scelleratezza, dando ascolto a tutti quei cittadini, comitati e movimenti che da anni si battono per la difesa e tutela dei beni comuni. Garantiamo l’accesso alla terra per promuovere l’occupazione e lo sviluppo del settore primario, ma senza vendere il patrimonio pubblico di questo Paese.