Attivare urgentemente le azioni previste dal Piano nazionale per il settore pataticolo è l’obiettivo della risoluzione in discussione in Commissione Agricoltura alla Camera, a mia prima firma. Numerose le misure richieste per il sostegno ad un settore che occupa un posto di assoluto rilievo tra le produzioni orticole nazionali con numeri rilevanti sia in termini di coltivatori, oltre 50.000, che di superficie investita, oltre 55.000 ettari, e con una produzione lorda vendibile di circa 800 milioni di euro per le patate da consumo e circa 100 milioni di euro per quelle da industria.
A fronte del fatto che il settore pataticolo non è mai stato regolamentato da una specifica organizzazione comune di mercato a livello europeo, il Ministero delle Politiche agricole ha, nel corso del tempo, attivato alcuni interventi a sostegno del comparto come l’accordo interprofessionale per il prodotto destinato alla trasformazione industriale, che ha permesso di aumentare a 200.000 tonnellate il rifornimento di patate italiane e limitando le importazioni ai periodi di minore produzione nazionale (gennaio-marzo), e lo stoccaggio privato per quello destinato al mercato fresco con il fine di dilazionarne l’immissione sul mercato. Interventi che hanno consentito la diversificazione degli investimenti e il mantenimento dell’equilibrio di mercato, salvaguardando il reddito degli operatori. Parliamo, infatti, di una coltivazione con costi di produzione molto elevati, pari a oltre 8.000 euro per ettaro a causa del costo del seme, della preparazione del terreno e nonostante le nuove tecniche di irrigazione che hanno ridotto il consumo idrico. È necessaria l’attuazione del piano pataticolo anche perché la produzione nazionale non soddisfa la domanda interna, con importazioni annue pari a 700.000 tonnellate per il fresco e oltre 150.000 tonnellate per l’industria agroalimentare. Con le giuste misure si può, pertanto, incidere positivamente sulla bilancia dei pagamenti dell’Italia.
Accolta con grande soddisfazione da Unapa (Unione Nazionale tra le Associazioni dei Produttori di Patate), intervenuta in audizione a Montecitorio con il suo presidente Sante Cervellati, la mia risoluzione contiene numerosi impegni al Governo ad iniziare dal Piano nazionale per il settore pataticolo. Promuovere e incentivare l’adozione, da parte degli operatori, di innovazioni tecnologiche nella gestione agronomica della coltura capaci di aumentare le rese, la redditività e la sostenibilità di una produzione di altissima qualità attraverso la validazione scientifica (prove sperimentali) ed aziendale (prove dimostrative); sviluppare uno specifico progetto di ricerca finalizzato all’ampliamento varietale in funzione della richiesta diversificata dei mercati; attivare programmi colturali dedicati alla produzione di tubero-seme nazionale; sviluppare un modello “innovativo” di prodotto basato sugli aspetti della tracciabilità dell’origine, della freschezza, del profilo calorico favorevole, del contenuto di fattori nutrizionali positivi (vitamina C) nonché avviare un programma di informazione al consumatore in materia di sicurezza alimentare e di marketing per la valorizzazione del prodotto.
Nella mia risoluzione, infine, chiedo di incentivare e promuovere tutte le iniziative utili a rafforzare i rapporti di filiera attraverso il riconoscimento di associazioni di organizzazioni di produttori (AOP) nazionali previste dal regolamento dell’Unione europea n. 1308/2013 e l’istituzione di un osservatorio economico nazionale sul settore pataticolo per predisporre le migliori strategie commerciali e condurre specifiche analisi degli andamenti produttivi nazionali ed europei. La mancanza di una organizzazione delle politiche da mettere in pratica e l’assenza di unione tra gli operatori, per non parlare di vero e proprio individualismo sono tra le pecche maggiori del comparto pataticolo in Puglia. Difficoltà che ci auguriamo di superare con l’attuazione del Piano nazionale.
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