Un atto atteso da tempo nonché dovuto. Questo il decreto emanato dal Consiglio dei Ministri su alcuni settori strategici per l’economia italiana come il latte e l’olio di oliva.
Ci fa piacere che gran parte degli impegni che stiamo chiedendo da tempo al ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina siano stati accolti, almeno sulla carta. Ora continueremo a vigilare affinché dalle parole si passi ai fatti. La riorganizzazione della filiera del lattiero-caseario attraverso una interprofessione efficiente sul modello francese è un passo indispensabile e necessario per gli operatori italiani, dal momento che sono definitivamente archiviate le quote latte. L’unico rammarico resta quello delle multe prese a causa dello sforamento dell’ultimo anno, la cui colpa va certamente ricercata nel mancato controllo del Governo sulla produzione. Per quanto riguarda il settore dell’olio, se da un lato i fondi stanziati non sono quelli da noi richiesti, permane l’esigenza imminente di approvare un piano olivicolo nazionale che incrementi la produzione italiana attraverso la razionalizzazione della coltivazione degli oliveti tradizionali, il rinnovamento degli impianti e lo studio di nuovi sistemi colturali. Un obiettivo che ci vede in prima linea soprattutto in Puglia: basti pensare che la Spagna ne ha realizzati ben cinque negli ultimi trent’anni mentre nella nostra Regione mai nessuno ha pensato bene di programmare la produzione simbolo, quella di olio extravergine di oliva. Fondamentali anche gli interventi compensativi a valere sul Fondo di Solidarietà Nazionale a produzioni agricole e strutture danneggiate da rischi assicurabili anche se avremmo voluto che, tra questi rischi fosse inserita anche la ‘mosca olearia’ mentre ci auguriamo che sulla Xylella fastidiosa vengano rispettate davvero le condizionalità. Questi due fattori sono tra i responsabili della crisi quantitativa dell’olio nel 2014, con una contrazione in Puglia di almeno un terzo della produzione.
Un’attenzione particolare, infine, meritano le infrastrutture irrigue. È necessario un deciso e netto cambio di strategia. Abbiamo da tempo informato e sollecitato l’assessore regionale Fabrizio Nardoni della possibilità di utilizzare i fondi comunitari. Si rischia di perdere parte dei 300 milioni di euro del PSRN (Piano di Sviluppo Rurale Nazionale) destinati alla gestione della risorsa idrica perché non sono noti i dati ed i costi di gestione per alcune zone d’Italia. Anche su questo abbiamo predisposto proposte concrete al Governo e ci auguriamo di poterle inserire in questo decreto che, di sicuro, non basta per il rilancio dell’agricoltura italiana ma che rappresenta certamente un primo importante passo avanti.
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